Questo sogno collettivo scatenato – Ohio Stephen Markley
New Canaan è una cittadina come tante, chiunque sia stato negli Stati Uniti ne ha attraversata almeno una uguale in macchina, magari nel tragitto fra una metropoli e l’altra.
Chi non l’ha mai vista dal vivo, l’ha vista in qualche film o serie tv. La strada principale con la chiesa, la banca e la stazione di polizia. Il liceo con il suo campo da football dove ogni sabato ci si ritrova per le partite. Un paio di diner, un pub, il distributore di benzina, la zona residenziale. Ai bordi della cittadina, un corso d’acqua, un bosco e le strade statali che conducono alle città più vicine.
Siamo in Ohio ovviamente, uno degli stati della cosiddetta Rust Belt. Il nome, che significa “cintura di ruggine”, deriva dal fatto che quel territorio fosse storicamente conosciuto per le acciaierie e l’industria pesante, le quali negli ultimi sessant’anni hanno subito un graduale declino, impoverendo la popolazione e lasciando enormi edifici in rovina.
In una notte dell’estate 2013, Bill Ashcraft, Stacey Moore, Dan Eaton e Tina Ross rientrano nella cittadina natale contemporaneamente ma per motivazioni diverse.
I quattro si conoscono da sempre, facevano infatti parte della stessa annata al liceo, quella del diploma del 2003.
“Cominciamo con quattro automobili e i relativi occupanti che convergono in questa cittadina dell’Ohio da nord, sud, est e ovest.”
Ohio
Si fermò davanti a un negozio di liquori, comprò una schifezza e guidò nel crepuscolo azzurro dell'Ohio, bevendo il primo sorso quando il colore diafano del cielo all'imbrunire s'intonò perfettamente all'acqua
— Ohio
Sara Alberghini © All rights reserved
Il romanzo è diviso in quattro macro capitoli – più un preludio e un epilogo – uno per ogni protagonista. Ogni voce racconta le catastrofi e i successi della propria età adulta, e contribuisce soprattutto a ricomporre il mosaico degli anni del liceo, dove ciò che è successo è rimasto impresso come un marchio indelebile su tutti quelli che l’hanno vissuto.
Questo romanzo all’inizio è ostico, la voce narrante di Bill è la prima ed è anche quella meno cordiale: ex campione di basket e convinto pacifista anti-sistema, vede tutto come una questione di principio, non riesce a costruirsi una carriera nel campo della comunicazione politica e vive di espedienti. Difficile entrare in sintonia con lui, è supponente, pedante, sempre sballato da alcol e sostanze.
Bisogna aspettare il turno di Stacey per entrare finalmente dentro questa storia. Ora donna fiera e tenace, ha attraversato momenti di grande difficoltà quando alla fine del liceo ha dovuto ammettere la propria omosessualità, prima a se stessa poi alla propria famiglia. A lei sì che ci si affeziona, così come a Dan, che non si vorrebbe più lasciare. Le sue pagine sulla guerra in Iraq e Afghanistan, sulla morte di alcuni suoi compagni e sul ritorno a casa, sono senza dubbio tra le più strazianti del libro.
Su Tina – l’ultima dei quattro – non posso dire molto perché svelerei troppo della trama, ma raramente ho letto storie che contenessero allo stesso tempo così tanta ferocia e fragilità.
Ohio si pone coraggiosamente nella tradizione del grande romanzo americano. Cerca di raccontare la generazione figlia dell’11 settembre, della forte crisi economica e occupazionale degli inizi del 2000, della diffusione di droghe a basso costo talvolta vendute addirittura come medicinali. Cerca di raccontare di un luogo di provincia, lontano da ogni futuro.
“Difficile dire dove finisca questa storia come sia cominciata, perché una delle cose che alla fine imparerete è che il concetto di linearità non esiste.
Esiste solo questo sogno collettivo scatenato, incasinato, incendiario in cui nasciamo, viaggiamo e moriamo tutti.”
Ohio
Quella piccola fila di negozi aveva perso tutte le insegne, si vedevano i contorni spettrali delle attività scomparse insieme ai contorni più piccoli lasciati sull'intonaco dalle viti arruginite
— Ohio
Sara Alberghini © All rights reserved
Ciò che mi ha colpito di Ohio – oltre all’impianto narrativo ben costruito – è la sua potenza nell’addentrarsi nella disillusione della prima età adulta, quando le aspettative dell’adolescenza si scontrano con la realtà e la vita. Non è un romanzo perfetto, a volte si dilunga e pecca cadendo in luoghi comuni sui temi sociali e politici perdendo di efficacia. Invece Markley dà il suo meglio nella descrizione del quotidiano e nella resa delle emozioni più sottili, in particolare la rabbia, ma anche il rimorso e l’accettazione.
Se dovessi rispondere in poche parole all’odiosa domanda “di cosa parla questo libro?”, direi: del trovare la propria strada, della gestione del dolore e della delusione, di quello che lasciano dentro di noi i nostri luoghi d’origine, del partire e del tornare, dell’amore che alla fine ci porta sempre a casa.
Il nostro consiglio non richiesto
datevi il tempo per entrare in questa storia, non demordete prima di pagina 100.
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Ringrazio Sara Alberghini © per averci prestato le sue bellissime foto.
Potete visitare il suo sito cliccando qui.
Il benzinaio, aperto, cartello bruciato, il vecchio strambo che guardava verso di lui fermo davanti a un telefono pubblico(un telefono pubblico! Ancora!)
— Ohio
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