Parlami dell'esistenza di mondi lontanissimi

Da quando abbiamo cominciato a parlare di libri su questo profilo non abbiamo mai mancato di raccontarvi le uscite di The Passenger.
Questo progetto è uno dei nostri preferiti nel panorama italiano e aspettiamo ogni nuovo numero con grande interesse e curiosità. Abbiamo finalmente letto l’ultimo Passenger dedicato allo Spazio, uscito in occasione dell’anniversario del primo volo di Gagarin in orbita, 60 anni fa.


I contenuti sono vari e vasti come al solito e offrono un’ottima panoramica di com’è cambiato il nostro rapporto con lo Spazio e la sua esplorazione negli ultimi sessant’anni. I temi coinvolti sono tantissimi: la ricerca della vita sugli altri pianeti, la corsa alla Luna – tornata di moda negli ultimi anni – e a Marte, la ricerca dei neutrini e delle particelle infinitesimali dell’universo.
Particolarmente interessanti sono gli articoli che si soffermano sulla grande contraddizione tra l’utopia spaziale e il nostro essere terrestri.

Perché desiderare altri mondi se poi non riusciamo a rispettare il nostro?

È  una delle tante domande esistenziali che sorgono leggendo.

Tra l’altro, mentre stavamo lavorando a questo articolo, è uscita la notizia che Samantha Cristoforetti sarà la prima donna europea alla guida della stazione spaziale internazionale, di cui si parla anche in Spazio.

Questa settimana esce anche un nuovo Passenger dedicato alla Svizzera, si torna quindi a parlare di una nazione dopo due numeri dedicati a città e questo numero spaziale.
Su Sbrodeghezzi abbiamo parlato nei mesi scorsi di Parigi e di Roma. 

A forza di leggerli, ci siamo incuriosite sulla realizzazione di questo progetto.
Per saperne di più abbiamo chiesto come nasce un Passenger a chi ci lavora tutti i giorni: abbiamo quindi fatto alcune domande a Beatrice Martelli e Marco Agosta, redattrice e caporedattore della collana.

Ecco l’intervista a Beatrice Martelli e Marco Agosta di Passenger

Quanto tempo serve per preparare un’uscita? Quali sono gli step? 

Beatrice:   A seconda dei numeri, dall’ideazione all’uscita passano tra i sei mesi e un anno. Cominciamo scegliendo su quale paese o città lavorare – e a volte non ci mettiamo poco, ognuno ha le sue preferenze e la sua lista di pro e contro – e quando abbiamo deciso cominciamo a fare ricerche. Chiediamo ad autori, editori e agenti che conosciamo, leggiamo libri, riviste e quotidiani, guardiamo documentari e ascoltiamo podcast. A volte ci passiamo i consigli di lettura o di ascolto: mentre preparavamo Spazio credo che abbiamo ascoltato tutti il podcast The Habitat, secondo me ganzissimo. Quando abbiamo capito quali temi trattare e quali autori far scrivere cominciamo a mettere insieme tutto e due, tre mesi prima dell’uscita abbiamo i pezzi, che rivediamo. A quel punto scriviamo i box di approfondimento, cerchiamo i dati più interessanti e curiosi da rendere con delle infografiche e a due mesi dall’uscita mandiamo i materiali ai grafici dello studio Tomo Tomo, che impaginano il libro. Dopodiché i Tomo Tomo consegnano l’impaginato al disegnatore che si occupa di illustrare il numero (solitamente Edoardo Massa per i paesi e Francesca Arena per le città), e a noi, che ci occupiamo delle ultime fasi della lavorazione interna: rileggiamo il libro tutto insieme e controlliamo che non ci sia sfuggito niente, facciamo le letture di bozze e poi rendiamo tutto ai grafici per mandarlo in stampa. Dopo poco più di due settimane lo stampatore ci consegna i nostri libri, che vanno in magazzino e da lì alle librerie. 

Come viene scelto il paese, il tema o la città? 

Marco:  I criteri sono diversi e fluidi, la pandemia di covid-19 e le relative limitazioni ai viaggi per esempio ci hanno costretto a rivedere alcune scelte e aggiornare il calendario. All’inizio dovevamo farci conoscere e abbiamo cercato di puntare su paesi che conoscevamo bene – quelli del Nord Europa frequentati abitualmente da Iperborea – o che reputavamo potessero essere molto apprezzati dal pubblico, come il Giappone. I vari lockdown ci hanno spinto a guardare vicino a noi – così si è arrivati al primo numero italiano, su Roma e a quelli sulla Svizzera e su Napoli in uscita a breve – oppure all’opposto ad andare oltre ogni frontiera esplorando lo Spazio, il nostro primo volume tematico. Per la scelta delle destinazioni, inoltre, va sempre considerato anche il fattore fotografico: non ci affidiamo a banche dati ma il fotografo o la fotografa viaggia sul luogo e produce un lavoro originale. Bisogna quindi coordinare il lavoro redazionale con quello del fotografo e valutare il periodo migliore per visitare il paese o la città. Nell’ultimo anno e mezzo, come sappiamo, la difficoltà a pianificare i viaggi ovviamente ha coinvolto anche i fotografi.

Dove comincia la selezione degli articoli e, quando sono inediti, come nascono le collaborazioni?

Marco: Spesso lavoriamo a stretto contatto con almeno un collaboratore esterno che conosce bene il paese, la città o il tema che andremo a trattare. Questa figura di coordinatore editoriale ci propone una serie di autori che poi passiamo al vaglio ed eventualmente contattiamo. Parallelamente in redazione seguiamo anche altre piste, cerchiamo spunti online, in libreria, nei podcast: la fase di ricerca e selezione degli articoli è senza dubbio la più stimolante, è un lavoro di squadra che deve portare a un risultato finale equilibrato sotto vari profili: quello delle tematiche affrontate, del tono degli articoli, delle aree geografiche del paese che trattiamo, della nazionalità e del sesso dei collaboratori.

Parlando invece delle fotografie: come vengono abbinate allo scritto, come vengono selezionate?

Beatrice: Per le fotografie ci affidiamo all’agenzia Prospekt Photographers, che ci consiglia un fotografo che sappia muoversi nel paese o nella città che dovrà fotografare, preferibilmente qualcuno che ci abbia già lavorato e che abbia un catalogo personale da cui attingere per certi articoli. Discorso a parte per The Passenger Spazio, che è un numero un po’ speciale: abbiamo deciso di affidare ogni pezzo a un fotografo diverso, che lo illustrasse secondo la propria sensibilità. In alcuni casi, i fotografi avevano visitato in passato i luoghi raccontati nell’articolo, quindi le foto c’erano già: che meraviglia! Comunque, di norma mandiamo al fotografo o alla fotografa gli articoli che appariranno nel numero, facciamo una riunione per parlare un po’ di come illustrare soprattutto i pezzi più problematici e nel caso gli o le forniamo i contatti di autori e autrici che si sono detti disponibili a collaborare in qualche modo. In generale però noi interveniamo poco e lasciamo spazio all’interpretazione personale. Mentre impaginano, i grafici scelgono le foto che gli sembrano migliori per i diversi pezzi, poi segue un botta e risposta tra noi, i grafici e i fotografi per trovare le soluzioni migliori.

La pubblicazione a cui sei più legato/a?

Beatrice:  Premettendo che a me piacciono da morire tutti i numeri di The Passenger, pure quelli su cui inizialmente magari ero più scettica, probabilmente il numero a cui sono più affezionata è Portogallo. Banalmente, è il primo a cui ho messo mano. All’università ho studiato portoghese, quindi ho cominciato a lavorare con Marco leggendo i pezzi per valutarli e farne unia “recensione”. In più, ho scoperto un sacco di cose su un paese che credevo di conoscere e ho potuto finalmente mettere a frutto tutte quelle date mandate giù a memoria durante l’università con una cronologia della storia portoghese. Ma poi vogliamo mettere il grafico sulla meccanica dell’onda di Nazaré nell’articolo sul surf big-wave? Forse è secondo solo ai grafici bellissimi di The Passenger Spazio.

Marco: Il numero su Berlino, la mia città del cuore in cui ho vissuto per molti anni. In quel caso ero io a ricoprire il ruolo di coordinatore e tutta la lavorazione del numero ha assunto un carattere più personale e ha significato sentire una maggiore responsabilità. Sono stato a Berlino sia durante il periodo di ricerca dei materiali che per quella che finora è stata la nostra unica presentazione di un volume all’estero, a cui se ne sono aggiunte molte altre, piacevolissime, in varie parti d’Italia: è stata una grande emozione. Al secondo posto metto il numero sullo Spazio che ha rappresentato una nuova sfida avvincente che mi ha arricchito molto.

 

Vi lasciamo con una playlist dedicata