Ma il bosco era scuro, l'erba già verde

Lanny | Max Porter | Sellerio

La letteratura può, anzi deve, essere anche sperimentazione, gioco linguistico e commistione fra i generi.
È questo che ci ricorda Max Porter con il suo Lanny edito da Sellerio e magistralmente tradotto da Marco Rossari.

Un libro ricco, sorprendente, che trasporta chi legge in universo in cui realismo e magia si mescolano senza bisogno di linee di demarcazione. 

Lanny Max Porter Sellerio

L’AUTORE

Max Porter, inglese classe 1981, è diventato celebre nel Regno Unito nel 2015 con il suo romanzo d’esordio Il dolore è una cosa con le piume  (edito in Italia da Guanda, ma ora fuori catalogo), vincitore del Sunday Times PFD Young Writer of the Year Award e dell’importante Dylan Thomas Prize. Dal libro è stato tratto anche uno spettacolo teatrale con Cillian Murphy, messo in scena a Dublino, Londra e New York. Lanny è il suo secondo romanzo ed è entrato nella longlist del Booker Prize 2019. 

Lanny è un bambino luminoso che ama la natura e che sembra aver trovato un canale tutto suo per comunicare con gli alberi e la terra. Vive in un villaggio di campagna molto piccolo, dove l’unica cosa in movimento è il treno per Londra su cui salgono i pendolari ogni mattina. Conosciamo Lanny (e inevitabilmente ce ne innamoriamo), attraverso gli occhi dei suoi genitori e degli altri personaggi che gli ruotano intorno. Non sentiamo mai la sua voce, non ci racconta mai i propri sentimenti. 

È il punto cieco a cui giriamo intorno senza riuscire a inquadrarlo, il riflesso di luce che ci abbaglia, ma non riusciamo ad afferrare: è il “buco nel mezzo del libro”, come lo descrive lo stesso Porter. 

Come un sistema solare, orbitano attorno al bambino la madre apprensiva e devota, un padre troppo impegnato e Pete, un anziano artista che incoraggia la vivace creatività di Lanny. 

Vediamo Lanny anche dalla prospettiva di Fanghiglio Frondoso, una creatura del bosco che abita il villaggio da sempre, vive fra la terra e le piante. Il suo passatempo preferito è ascoltare le voci degli abitanti: Ci sguazza, ci si abbuffa e ci si avvolge, se le sfrega tutte addosso, se le infila in ogni orifizio, ci fa i gargarismi, gingilla, enfatizza e trangugia, lecca e ciuccia tutto quel suono, lo vuole sentire sfrizzulare sulla lingua”. Ed è con Fanghiglio Frondoso che ci inoltriamo nel coro del villaggio, in un sovrapporsi di voci che sono rese sulla pagina con una particolare distribuzione del testo.

Nonostante Porter abbia dichiarato di non voler scrivere un libro sulla situazione attuale del Regno Unito, Lanny finisce per essere anche un romanzo profondamente politico. Un libro post-ecologista sulla coesione con la natura e sulla sua capacità di resistere nonostante gli umani. Una storia sull’amore maldestro dei singoli e sulla forza delle piccole realtà rurali, che ancora si tramandano le leggende. Tuttavia, quando è messo sotto pressione, il villaggio svela il suo lato più oscuro, di intolleranza e sospetto. Si cerca uno straniero contro cui puntare il dito e i personaggi più stravaganti diventano subito bersaglio di accuse infondate. Nella seconda parte della storia, infatti, c’è un colpevole da trovare e la narrazione si fa sfaccettata, in un continuo rimbalzo di punti di vista.  

La scena finale, ambientata nel piccolo teatro del paese, ricorda le atmosfere dello spettacolo di magia nera di Woland del Maestro e Margherita e, come in Bulgakov, cade definitivamente la barriera tra realtà e magia. Un finale che può sembrare eccessivo, sopra le righe, lontano dalla razionalità. Ripercorrendo lo sviluppo della storia però, diventa il finale inevitabile, dove i personaggi si svelano come tali: personaggi, appunto, e non persone, nel teatro dell’invenzione. 

In una presentazione per la catena di librerie inglese Waterstones, Porter ha parlato a lungo della sua idea di romanzo, rivelando che come autore non ha mai la pretesa di imitare la realtà, al contrario il suo lavoro è volto a sottolineare la potenza creatrice del testo e della trama: “il romanzo è una cosa artificiale, è un mondo inventato. Un gioco damore con il testo, che ricorda sempre che è tutto uninvenzione.”

Ciò che rimane dopo aver letto Lanny è lo stupore della fantasia, il tripudio di associazioni e immagini, il suono di una lingua quotidiana e allo stesso tempo curatissima. Rimane l’amore delicato che permea le pagine e la sensazione di poter incontrare Lanny da un momento all’altro in un bagliore improvviso o nell’incavo di una corteccia. A volte per ricordarsi delle infinite possibilità della letteratura, bisogna avventurarsi in storie così strane da far cadere le barriere fra sogno e realtà, lasciando correre l’immaginazione verso territori del tutto inattesi. 

Impossibile riassumere in poche righe il lavoro incredibilmente accurato di Max Porter sulle parole e sullo stile. Sicuramente, riuscendo a condensare con misura in 200 pagine questa storia, ci insegna che è lavorando per sottrazione che si scatena al massimo la potenza evocativa, o come lui stesso afferma: “thats the job: you do all the work and then you you take it all out.”

Il consiglio non richiesto

  • lasciatevi trasportare da questo libro senza farvi troppo domande. Leggere è anche tornare bambini e accettare l’incredibile.
  • se riuscite a trovarlo, procuratevi anche il suo primo romanzo Il dolore è una cosa con le piume.
  • vi lasciamo con due video: nel primo, subito all’inizio,  Max Porter legge un estratto del libro, mentre nel secondo c’è la presentazione per Waterstones