Di pesci, statue e altre amenità | "I pesci non esistono" di Lulu Miller
A volte i libri vanno al di là delle storie che raccontano legandosi ai dibattiti dell’attualità e diventando uno strumento di valore per sviluppare una propria prospettiva approfondita sui fatti.
Questo è il caso di I pesci non esistono di Lulu Miller (Add editore), che è uscito proprio quando imperversava la discussione sulla rivalutazione di alcuni personaggi del passato a seguito del movimento Black Lives Matter.
Ma cosa c’entra tutto questo coi pesci? Ora proviamo a spiegarvelo.
Lulu Miller è una giornalista e divulgatrice scientifica statunitense. E’ l’ideatrice di un programma molto seguito sulla National Public Radio che si chiama Invisibilia dove si esplorano le idee, le credenze, le emozioni che governano intangibilmente il comportamento umano.
I pesci non esistono è la storia intima di Lulu e della sua formazione, ma anche il suo studio della figura di David Starr Jordan (1851 – 1931), famoso naturalista, tassonomista e primo preside dell’Università di Stanford. Starr Jordan ha dedicato la sua vita a cercare e catalogare nuove specie di pesci in tutto il mondo.
Miller, alla continua ricerca del senso e di un disegno superiore, è affascinata dal personaggio perché lo vede come un ostinato paladino dell’ordine di fronte al Caos del mondo. La preziosa collezione di Starr Jordan fu infatti distrutta due volte, prima da un incendio e poi dal terremoto di San Francisco del 1906. Entrambe le volte lo scienziato non si è perso d’animo, ma ha recuperato ciò che era rimasto e ha continuato a viaggiare per ampliare il catalogo delle sue scoperte.
Andando avanti nelle ricerche, Miller scopre però che Starr Jordan durante la sua brillante carriera ha preso posizioni controverse e sostenuto fin da subito le teorie eugenetiche per scongiurare il temuto “degrado” della razza umana.
Il termine eugenetica è stato coniato da Francis Galton nel 1883. Partendo dalle teorie darwiniane, Galton sosteneva che la selezione naturale si potesse manipolare per ottenere una razza superiore priva dei tratti che lui riteneva erroneamente ereditari: povertà, criminalità, problemi di salute mentale. Chiaramente, questo disegno prevedeva lo sterminio di una grande quantità di individui ritenuti “degradati”. Starr Jordan è stato uno dei primi a portare le teorie di Galton negli Stati Uniti e ha pubblicato anche svariati articoli e volumi a sostegno dell’eugenetica. Secondo lui, la selezione degli “indegni” doveva attuarsi prima ancora che nascessero: bastava infatti che gli “indegni” non fossero in gradi riprodursi. Comincia così una campagna per legalizzare le sterilizzazioni – che molti medici avevano già iniziato a praticare illegalmente – che ha successo in molti degli stati americani.
Nel 2007, la ricercatrice Alexandra Minna Stern ha scoperto, studiando gli archivi, che nella sola California sono state sterilizzate quasi ventimila persone tra il 1919 e il 1952.
Ora torniamo al 2020 e alle richieste sempre più condivise di rimozione di alcune statue negli USA, ma anche in Italia.
Questo sentimento di dissenso, nato dalle proteste del movimento Black Lives Matter, è partito da Richmond (Virginia) dove i manifestanti hanno tentato di rimuovere la statua di Richard Lee, generale comandante degli Stati Confederati durante la guerra di secessione, simbolo del Sud bianco e razzista contrario all’abolizione della schiavitù. Da lì le proteste si sono estese alle statue di altre città: Philadelphia, Birmingham, Alexandria per citarne alcune.
Anche all’Università di Stanford un gruppo di studenti e professori ha chiesto di togliere il nome di David Starr Jordan dalla Jordan Hall, edificio che ospita il dipartimento di psicologia e di rimuovere la statua di Louis Agassiz, situata nel cortile antistante. L’Università ha dato mandato a un comitato di esaminare la questione nei dettagli ed esprimere un parere tecnico.
Il 7 ottobre, l’Università di Stanford, a seguito delle raccomandazioni del comitato, ha pubblicato la notizia che si impegnerà nel trovare una nuova collocazione alla statua di Agassiz e nel rinominare la Jordan Hall.
Non si parla però in nessun caso di una rimozione tout court, ma di una ricollocazione in un contesto appropriato per la statua e una più vasta divulgazione del complesso lascito di Starr Jordan.
L’obiettivo è di contestualizzare meglio le figure che hanno lasciato un’eredità controversa, composta sì fondamentali contributi nella ricerca scientifica, ma anche dalla promozione consapevole di teorie o comportamenti razzisti. Non viene messo in discussione il rilievo scientifico di Starr Jordan e nemmeno le sue teorie innovative nel campo dell’istruzione pubblica. Piuttosto si pensa che non sia opportuno dedicare un edificio a uno che ha portato avanti una campagna lesiva dei diritti umani. E che quindi per far convivere entrambi gli aspetti del suo pensiero sia necessario una più ampia contestualizzazione e consapevolezza. Il concetto base non è quello di cancellare personaggi storici (film…) ma di prendere coscienza del fatto che alcuni contenuti possano urtare persone che hanno avuto un trascorso diverso dal nostro, che sia per il colore della pelle, la classe sociale, la zona di provenienza ecc…
La storia è sempre stata scritta dalla cultura dominante, il punto di vista che emerge e che si tramanda è quello di chi ha vinto, della maggioranza. e anche per le politiche eugenetiche notiamo che i criteri di selezione sono stati determinati dal gruppo che deteneva il potere politico in una determinata epoca.
I recenti avvenimenti negli USA sottolineano nuovamente che c’è bisogno di fare un passo avanti nel dare voce e rispettare il punto di vista di chi è sempre stato parte di una cultura considerata minoritaria.
La categoria ‘pesci’ cela tutto questo. Nasconde le sfumature. Non considera l’intelligenza. Ci allontana con l’imbroglio dai nostri cugini, crea un falso senso di distanza pur di difendere il nostro posto al vertice di una scala immaginaria.
- i pesci non esistono
Nell’ultimo capitolo del libro, Miller ci svela il significato del titolo. Da anni ormai la comunità scientifica concorda sul fatto che i pesci come categoria non esiste. Andando ad approfondire i processi evolutivi, infatti, si scopre che come molti di quelli che chiamiamo pesci hanno più in comune con alcuni mammiferi che fra di loro. Dire ‘pesci’ quindi è come dire ‘animali che vivono in montagna’ o ‘animali neri’. Sono categorie che possono aiutare nella catalogazione, ma sono nulle dal punto di vista scientifico perché non tengono conto delle relazioni evolutive.
La categoria dei pesci, a cui Starr Jordan ha dedicato una vita di studio, non esiste. Alcuni potrebbero vederla come una beffa, ma in realtà, come tutti i cambi di paradigma, è un’opportunità. L’opportunità di cambiare prospettiva, di cogliere più sfumature, di ribaltare un sistema consolidato. Se i pesci non esistono, allora tutto è possibile.
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Il consiglio non richiesto
Non fatevi spaventare dalla serietà dei temi. Il libro è molto divulgativo e la storia è adatta anche a chi pensa di non essere un appassionato di questi argomenti.