Le cattive - Camila Sosa Villada
Cose spiegate bene - Questioni di un certo genere
Ogni giorno bisognava coprire la barba, togliersi i baffi con la cera, passare ore a stirarsi i capelli con il ferro da stiro, camminare su quelle scarpe impossibili, così alte che da lì si poteva vedere il mondo intero.
Quest’autunno sono usciti a poche settimane di distanza due libri molto importanti per affrontare e approfondire la questione di genere, tema complesso e stratificato che necessita prima di tutto di una pluralità di voci e generi (letterari) per essere raccontato.
Parliamo di “Le cattive” scritto da Camila Sosa Villada (edito da Sur) e “Cose spiegate bene, questioni di un certo genere” il secondo volume della collaborazione editoriale di Iperborea con il Post, una bella novità 2021.
Le cattive
arriva in Italia dopo il grande successo in Argentina e in Spagna. “Le cattive” del titolo sono un gruppo di donne trans che diventerà la famiglia di Camila, quando ventenne arriva al Parco Sarmiento di Cordoba.
È uno di quei romanzi luminosi, che continua a luccicare anche dopo averlo rimesso sullo scaffale. È un inno potente e doloroso di chi deve lottare continuamente per diventare ciò che vuole essere. È la storia di un insieme di vite che, nonostante lo schifo del mondo, trova il modo di costruire una comunità e di gioire della vita tutta.
L’AUTRICE
Camila Sosa Villada è stata prostituta, venditrice ambulante, addetta alle pulizie. Dopo gli studi di Comunicazione e Teatro, ha avviato una carriera artistica come attrice e cantante. Oggi è anche una delle nuove voci letterarie più dirompenti del panorama argentino: il suo esordio, Le cattive, è in corso di traduzione in molti paesi e le ha valso il Premio Sor Juana de la Cruz 2020. Armando Bó, vincitore del Premio Oscar per la sceneggiatura di Birdman, sta lavorando a una serie tv tratta dal romanzo.
Cose spiegate bene, questioni di un certo genere
È la seconda uscita della rivista “Cose spiegate bene” realizzata dal Post e Iperborea.
Questo numero, come dice già il titolo, è una vera e propria guida per conoscere di identità sessuali e diritti (pensiamo all’approfondimento su come si cambia sesso per lo Stato), esperienze personali (Sempre stato maschio di Gianmarco Negri), ma soprattutto l’importanza di parole e linguaggio.
Una pubblicazione molto attuale, unisce elementi di riflessione legati a discriminazioni, storia e cambiamenti sociali/culturali a questioni che poi diventano molto concrete: abiti, i simboli che indicano le porte del bagno, lo sport.
Un articolo approfondisce le persone e i personaggi trans nel cinema e in tv, facendoci notare anche qui il cambiamento. Da una parte proprio rispetto al ruolo (molto spesso sono stati serial killer o donne dalle quali gli uomini scappavano), dall’altra però il tema include nel ragionamento anche la presenza di attori e attrici trans. Proprio mentre leggevamo questo numero di “Cose” ci siamo imbattute in alcune dichiarazioni del premio Oscar Eddie Redmayne, secondo l’attore, infatti, accettare il ruolo nel film The danish girl è stato un errore e oggi non lo rifarebbe e la ragione ruota proprio attorno al concetto di rappresentazione e di opportunità.
“La discussione più grande sulle frustrazioni legate al casting – ha detto al Times – riguarda il fatto che molte persone non hanno voce in capitolo al tavolo della discussione. Ci deve essere un livellamento, altrimenti continueremo a fare questi dibattiti”.
La lettura dei due libri praticamente in contemporanea ci ha fatto riflettere sull’importanza del genere letterario e sull’approccio diverso che una raccolta di articoli divulgativi e un romanzo hanno sullo stesso tema.
Il romanzo tende ad azzerare la distanza emotiva tra i protagonista e il lettore, creando vicinanza tra esperienze molto diverse. Gli articoli e i saggi tendono invece a spiegare e a problematizzare per fornire strumenti di ragionamento e arricchire il lessico specifico.
L’argomento di questo secondo numero è già l’argomento degli argomenti: il rispetto e la comprensione per quello che le persone vogliono essere,per quello che vogliamo essere. Ci è sembrato importante provarci.
Luca Sofri, direttore il Post