Le pianure di Federico Falco
Una delle cose che ci piace di più dell’abitare nella campagna della bassa – come si dice qui – è l’essere continuamente a contatto con il trascorrere del tempo. Attraversare la pianura tutti i giorni e osservare il progredire delle colture e della fioritura ha un potere meditativo, a volte lenitivo.
È proprio questa proprietà curativa della pianura, la protagonista del libro di Federico Falco, “Le pianure”. Il suo paesaggio di riferimento non è la bassa padana ma l’immensa pampa argentina, che tuttavia come luogo dell’anima le assomiglia molto.
Federico, protagonista omonimo dell’autore, si trasferisce per un anno da Buenos Aires in un piccolissimo paese sperduto nella pianura per provare a riprendersi da un periodo negativo.
In città rimane il suo lavoro di insegnante di scrittura e Ciro, amore di una vita che lo ha lasciato.
In campagna trova una casa fredda, un orto incolto e dei vicini poco loquaci.
Nella sua inedita solitudine, per sopravvivere Federico si affida al suo senso del fare: semina, aspetta, innaffia, raccoglie. Intanto passeggia e riflette. In mezzo ai nomi delle verdure e ai raccolti di kale, i pensieri di Federico riprendono forma.
Alla descrizione della pianura, si mischiano sempre di più frammenti di storia della sua famiglia, della sua relazione con Ciro, della sua attività di scrittura.
Questo libro è di una bellezza finissima e struggente, quasi catartica. È una narrazione che si muove con il ritmo impercettibile delle nuvole e delle ferite che si rimarginano. È un viaggio alla ricerca delle parole esatte per descrivere il sole, il freddo, i germogli in primavera, la profondità del proprio dolore, la delicatezza della cura.